sabato 19 maggio 2018

Chiunque di noi deve battersi perché la Legge venga rispettata



Non stupisce la lentezza della politica e dei partiti politici ma c’è da indignarsi (se la dignità è ancora un valore) di fronte ad una classe politica che a stragrande maggioranza viola le leggi. La lentezza con cui la classe politica svolge il suo lavoro non si può trasformare in mancata attuazione della nostra Carta Fondamentale: si pensi all’articolo 49 della Costituzione che consente ai cittadini di “determinare la politica nazionale” per mezzo dei partiti con “metodo democratico”; è forse un metodo democratico l’utilizzo da parte del partito politico Movimento 5 Stelle di una piattaforma telematica gestita in maniera opaca da una società privata a resp. limitata per avallare le scelte prese in assenza di un vero dibattito interno democratico? è forse un metodo democratico consegnarsi mani e piedi nella mani di una persona che ottiene un investitura plebiscitaria -frutto di una informazione “di regime”- come nel caso delle primarie del Partito Democratico che applica il proprio statuto a fasi alterne secondo la propria convenienza?


Se ne potrebbe parlare a lungo.


La lentezza con cui la classe dirigente di questo paese si occupa della “cosa pubblica”

non può che destare preoccupazione. Si tratta della stessa lentezza e inadeguatezza

con cui la Magistratura somministra la Giustizia.


Proprio ieri è stato il 30° anniversario della morte di Enzo Tortora, una persona che

contro la sistematica violazione del Diritto Umano ad avere una Giustizia Giusta ovvero

efficiente, rapida, non inquisitoria, non torturatrice, che mette sullo stesso piano accusa

e difesa ha dato la vita.


Oggi a due anni esatti dalla morte di Marco Pannella, per onorarne la memoria

continuiamo a combattere perché magistratura e politica facciano il loro dovere fino in

fondo e mettano al primo posto la difesa dei Diritti Umani: La legge prevede che

“le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono

tendere alla rieducazione del condannato” (terzo comma dell’art. 27 della Costituzione)

eppure la Repubblica Italiana è stata più volte condannata per aver torturato

sistematicamente le persone detenute (colpevoli o innocenti che fossero).

Per rimediare i “lenti” politici che siedono in Parlamento nel giugno 2017 (L. 103/17)

avevano riformato l’Ordinamento Penitenziario vecchio di quasi 45 anni chiedendo ai

loro colleghi che siedono al Governo di emanare i decreti attuativi e per lo stesso

motivo i “lentissimi” politici che siedono nel Consiglio Regionale della Calabria nel

gennaio 2018 (L.R. 1/18) avevano istituito la necessaria figura del Garante delle

persone private della libertà chiedendo alla Presidenza del Consiglio Regionale

di emanare entro un mese un avviso pubblico per selezionare i candidati.


Colpevolmente l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni

-timoroso dell’ondata populista che di lì a poco si sarebbe riversata sulle urne-

ha volutamente rimandato l’approvazione dei decreti delegati alla successiva legislatura.


Irresponsabilmente l’attuale Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto

disattende la Legge che lui stesso ha contribuito a far approvare.


Oggi, nel tentativo di instaurare un dialogo costruttivo con le istituzioni, proseguiamo

la nostra lotta nonviolenta con lo sciopero della fame e lo sciopero della sete.


In una regione come quella calabrese in cui più di un detenuto su due essendo

in attesa di giudizio “non è considerato colpevole” (secondo comma dell’art. 27

della Costituzione), la figura del garante è indispensabile.


Possa il nostro digiuno infondere speranza nei consiglieri regionali tutti affinché non si

lascino tentare anche loro dal populismo e sacrifichino gli interessi elettoralistici in

favore della Legge ovvero delle leggi; utilizziamo il plurale perché a dirla tutta

le figure di garanzia che il Consiglio regionale colpevolmente non elegge sono

almeno due!

Oltre al garante delle persone private della libertà, infatti, manca in Calabria il


garante della salute. La legge che ha istituito quest’ultimo è di 10 anni fa (L.R. 22/08)!


Fa specie leggere all’articolo 10 di quella stessa legge “È fatto obbligo, a chiunque spetti,

di osservarla e farla osservare come legge della Regione Calabria”:


Non sappiamo chi siano i “chiunque” a cui spetta di farla osservare ma noi,

da modesti cittadini, continueremo a batterci perché ciò avvenga.





Rocco Ruffa


Comitato Nazionale di Radicali Italiani


Tesoriere di Abolire la miseria - 19 maggio

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