mercoledì 15 marzo 2017

sulla "forza che nasce dalla verità e dall'amore"



"Insistenza per la verità", "nonviolenza", "forza dell'amore", ... questi sono i significati che vanno abbinati al termine satyagraha che umilmente cerco di praticare come hanno fatto prima di me giganti del calibro di Mohandas Karamchand Gandhi (detto Mahatma), Martin Luther King, Giacinto Pannella (detto Marco).
La mia consiste in 4 giorni consecutivi di sciopero della fame con l'aggravio di un giorno di sciopero della sete ogni settimana: questa settimana si concluderà alla mezzanotte di venerdì 17 o anche prima se le persone alle quali è rivolto il mio appello vorranno prestare ascolto alla mia richiesta.

Una richiesta semplice: sapere che fine ha fatto la proposta di legge per istituire il Garante calabrese dei detenuti.
Da due anni, infatti, la proposta di legge (la numero 34/10^ del 2015) per istituire la figura del "Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale" -a prima firma del Presidente Nicola Irto- giace nelle stanze del Consiglio Regionale della Calabria dimenticata

Eppure nella relazione illustrativa della PL viene spiegato come sia "urgente approvare ed istituire il Garante regionale per i detenuti" "in grado di intervenire (...) per migliorare le condizioni detentive e per consentire, all'interno delle stesse strutture (ndr: privative della libertà personale) l'esercizio dei diritti essenziali dell'uomo (vita, dignità, salute, religione, famiglia, istruzione, formazione, lavoro, risocializzazione)".

L'urgenza non è cessata ma si è aggravata dal 2015 ad oggi: stando ai dati diffusi dal DAP (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) e a quelli da noi ottenuti nel corso delle visite ispettive effettuate da Giuseppe Candido e dal sottoscritto come delegazione del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito nel corso degli ultimi 3 anni il sovraffollamento, dopo un leggero calo, è ricominciato a salire; le (insufficienti) piante organiche della Polizia Penitenziaria e della Magistratura di Sorveglianza sono decresciute anziché aumentare; la possibilità di salvaguardare l'integrità psicologica dei detenuti a cominciare dalla salvaguardia dei legami affettivi con i propri cari continua ad esser ridotta ad un lumicino; le attività rieducative (culturali e lavorative) sono rimaste "ferme al palo" condannando i detenuti ad una pena nella pena: l'impossibilità di essere debitamente rieducati secondo quanto stabilisce l'articolo 27 della nostra Costituzione.

Grazie a tutte le testate giornalistiche che in queste settimane si sono dimostrate sensibili alla mia iniziativa nonviolenta, a cominciare da Radio Radicale da sempre in prima linea nella diffusione delle tematiche legate alla Giustizia e al carcere.
 

Di seguito il collegamento alla pagina di che contiene l'intervista che mi è stata fatta da Cristiana Pugliese:

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