Rita Bernardini (presidente d'onore di Nessuno tocchi Caino) ha da poche ore terminato il suo 13° giorno di sciopero della fame per chiedere al Parlamento, oltre al citato provvedimento di amnistia, lo stralcio del Disegno di legge "Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena" dalla riforma complessiva dell Giustizia che include almeno altri 10 DDL e va avanti a rilento nell'aula del Senato col serio rischio che non veda mai la luce in questa XVII Legislatura.

Per la quasi totalità delle persone ristrette nelle carceri italiane l'articolo 27 della nostra Costituzione deve suonare - parafrasando il preambolo allo Statuto del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito - come una "verbosa dichiarazione meramente ordinatoria, cioè una non-legge".
Quel terzo comma, dove si parla di una pena che deve tendere alla rieducazione è apertamente violato.
La situazione in tutta Italia è drammatica e l'On. Rita Bernardini incarna la Speranza di un cambiamento possibile avendo partecipato e presieduto uno dei tavoli dei fruttuosi Stati Generali per l'Esecuzione Penale voluti dal Ministero della Giustizia, non più tardi di un anno fa. In Calabria, dove non è stata ancora istituita la figura del Garante dei Detenuti e il relativo disegno di legge a prima firma del Presidente Nicola Irto risulta "non pervenuto" all'esame di Palazzo Tommaso Campanella (che si starà rivoltando nella tomba pensando a quanto penosa sia la situazione calabrese), dove i detenuti in attesa di Giudizio superano la metà con punte dell'80% (ottanta per cento!), dove la carenza cronica di magistrati e agenti di Polizia Penitenziaria è a livelli patologici, dove salute, istruzione, lavoro mal si conciliano con l'attuale regime di detenzione, in una regione come la Calabria - dicevo - ci sono persone come Giuseppe Candido e il sottoscritto che in qualità di militanti del Partito Radicale Nonviolento hanno eseguito visite ispettive, dopo essere stati autorizzati dal DAP - Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, in tutte le 12 carceri calabresi.
Per questi motivi, ai due giorni di sciopero della fame della scorsa settimana, convintamente, do un seguito digiunando per altri tre giorni.
Serva questo mio piccolo sforzo da incoraggiamento a Rita Bernardini nella sua nuova battaglia. Serva anche di incoraggiamento a tutti i membri del Consiglio Regionale calabrese e - perché no? - ai consigli comunali di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Laureana di Borrello, Locri, Palmi, Paola, Rossano, Vibo Valentia che, a differenza del Comune di Reggio Calabria, non si sono ancora dotati della necessaria figura del Garante.
Rocco Ruffa
militante del Partito Radicale Nonviolento

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