venerdì 24 ottobre 2025

PER UN'EUROPA LIBERA E FEDERALE

  E rieccoci a distanza di un secolo!

Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni!
Tre eroi italiani!

Vi propongo un lavoro che ho eseguito grazie al famoso NotebookLM.


Si tratta di un "dialogo" su "Il Manifesto di Ventotene - per una EUROPA libera e federale".


Buon ascolto

Ventotene__La_Folle_Idea_Nata_Tra_le_Fiamme_della_Guerra

mercoledì 12 giugno 2019

La ripiantiamo? - lettera aperta a Papa Francesco


Caro Papa Francesco
Mi rivolgo a te e attraverso te cerco di portare il mio corpo malato al cuore delle istituzioni. Voglio raccontarti una storia: la mia! L’informazione medico-scientifica ha bisogno anche di testimonianze positive e io sono qui a portare la mia. Nella speranza che possa servire a qualcosa. E non restare lettera morta. Mi chiamo Andrea Trisciuoglio e da circa 10 anni combatto con la sclerosi multipla. Dal 2009 la curo con la cannabis che l’ospedale mensilmente mi fornisce. Gli innumerevoli benefici ricevuti personalmente dalla assunzione di essa, così come pure la lunga lista di patologie che dall’uso di cannabis hanno tratto giovamento, mi hanno spinto a creare “LapianTiamo”: il primo cannabis social club fatto da malati per malati. La missione di “LaPiantiamo” vuole essere quella di un messaggio d’amore verso i malati e di sostegno al fine di alleviare le sofferenze di coloro che, affetti da malattie fortemente invalidanti, non chiedono altro che una qualità di vita migliore. In ciò la cannabis ha dimostrato ampiamente di potere riuscire. Una società definibile come civile non può continuare a reggersi su dogmi e preconcetti in tema di Salute. Personalmente trovo nel proibizionismo uno dei maggiori ostacoli che, pazienti già fortemente provati , debbono avere l’audacia di scavalcare. Questo non va bene! Un malato che incontra sul proprio cammino delle impossibilità oggettive per la cura della propria salute, è un malato condannato a soffrire. Capita sovente che, per questioni di principio , o in nome di “questo” o “quel” dogma, vengano posti sul percorso del malato dei paletti che diventano veri e propri insormontabili macigni. Per questo sono qui a chiedere aiuto a te, per continuare a dare una speranza proprio a chi speranze non ne ha più….. ti do una grande responsabilità. Falla valere. Il Ministero della Salute conosce le battaglie di LaPiantiamo. Esso ha ritenuto di dovere intervenire scippando il nostro progetto pilota della Regione Puglia destinandolo ai militari, con la previsione di creare in futuro un monopolio. Il fatto che doveva arrivare LaPiantiamo per pensare di creare un monopolio statale su di essa, lascia , quanto meno , pensare! LaPiantiamo ha iniziato a coltivare cannabis senza autorizzazioni … esponendosi anche a rischi penali. A tutt’oggi le autorizzazioni ministeriali continuano ad essere inesistenti. Si corre altresì il rischio del sequestro del raccolto. Scusa se insisto, ma si tratta di un sistema di cura. Non certamente di un capriccio. C’è chi vuole definirla ancora disobbedienza civile. Per me, e per coloro che si sono spesi fin dal primo momento per la coltivazione di cannabis secondo le esigenze dei malati, si tratta di un vero e proprio atto di logica, Amore e carità. Ho voluto fare riferimento proprio a te dopo aver registrato l’assoluto silenzio sul tema proprio da chi conserva virtù teologali come la carità. È solo ed esclusivamente attraverso una adeguata conoscenza che si potranno alleviare e/o, perché no, eliminare atroci dolori e sofferenze . Confido nella possibilità di trovare qualcosa sul tema cannabis terapeutica nelle tue parole. Essendo un eterno ottimista sto già sognando dei talk show sulla cannabis con tuo messaggio proponente. Volere è potere. E tu puoi. Il mio, molto umilmente, vuole essere un invito a fare incominciare positivamente questo 2017 per tutti i malati che attendono, da tempo, la legalizzazione di essa. Spes contra spem. Da attento osservatore dei diritti civili, ho visto che tutte le battaglie antiproibizioniste sono sempre state vinte, quando sono scesi in campo i malati in tutto il mondo. Eccoci! Quante altre tantissime cose vorrei dirti caro Francesco…. tipo che sono anche il papà di Antonio da 7 anni e su cui spero possa scendere una tua benedizione…. carico di emozione concludo questa missiva carica di speranza… un’amica suora mi consigliava di concludere una lettera a te rivolta dicendoti ti voglio bene …
Andrea Trisciuoglio

venerdì 24 maggio 2019

lettera aperta ad un concittadino






Vibo Valentia, 24 maggio 2019




Caro concittadino,


che tu sia un uomo o una donna, qualunque sia la tua età, qualunque sia il tuo Credo, qualunque siano le tue preferenze (dentro e fuori dal letto), ti scrivo perché domenica prossima sia tu, sia io, saremo chiamati al voto.


Sono Rocco Ruffa e la mia vita è fortemente legata alla città di Vibo Valentia dove sono nato quasi 42 anni fa; ho trascorso a Vibo la mia infanzia e la mia giovinezza ma solo dopo aver viaggiato in lungo e in largo in Europa -e talvolta fuori da essa- mi sono reso conto di quanto sia bella questa città; dovrei forse dire “questo grande paese” perché in effetti a Vibo ci conosciamo un po’ tutti e grazie al Cielo c’è ancora un filo di quel sentirsi “compaesani” che alberga in ognuno di noi: dobbiamo custodirlo quel sentimento, dobbiamo custodirlo e rafforzarlo.

Siamo custodi di una tri-millenaria storia fatta di tanti successi e di non meno insuccessi.

Noi vibonesi siamo autenticamente calabresi, se è vero, com’è vero, che poco più di cento anni fa un grande “monteleonese” Luigi Bruzzano -nell’antica Monteleone- dava alla luce una rivista di letteratura popolare apprezzata in tutta Europa:” La Calabria”; una miniera di racconti, poesie, canti (sacri e profani; in calabrese ma anche in greco e in albanese), credenze e molto altro ancora.

Riscoprire la nostra cultura può far crescere in noi quell’amor proprio, l’amore verso la propria terra che molti vibonesi hanno perso.

È proprio partendo dalla cultura che è possibile risollevare le sorti di questa piccola perla del Mediterraneo.

Nel futuro prossimo dobbiamo consentire a tutti i vibonesi, ovvero a tutti i cittadini del mondo anche grazie alle nuove tecnologie, -anche a chi possiede una disabilità (e chi non ne possiede almeno una?)- di godere dell’immenso patrimonio culturale che chi ci ha preceduto ha costruito di generazione in generazione.

Ma non basta riscoprire la nostra cultura popolare; dobbiamo essere capaci di valorizzarla in un nuovo contesto fatto di una miriade di altre culture che mischiandosi alla nostra possono dare alla luce un futuro di “mutua prosperità” tra i popoli e le genti.


Abbiamo nel nostro centro storico e nei piccoli centri delle varie frazioni molte case abbandonate che difficilmente torneranno a popolarsi.
Puntando sull’accoglienza e ispirandoci al “modello Riace” possiamo fare dell’accoglienza un punto di forza della nostra città; quel tipo ”accoglienza diffusa” che non ghettizza i migranti in cerca di aiuto ma che anzi ne facilita l’integrazione.
Non sarà facile, saranno necessari sacrifici ma a noi calabresi i sacrifici non ci spaventano, ne abbiamo sempre fatti: ne facciamo quotidianamente e ne hanno fatti tanti le generazioni che ci hanno preceduto: in giro per l’Italia mi sono sempre sentito dire: “sì, qui da noi lavorano dei calabresi, vivono ormai qui in pianta stabile; sono dei gran lavoratori”.


La lista che assieme ai socialisti guidati da Gian Maria Lebrino, ai moderati guidati da Enzo De Filippis e assieme allo stesso candidato sindaco Stefano Luciano abbiamo formato è costituita da tanti giovani, da molti professionisti, da personale medico, insegnanti, volontari, amanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, … non mancano artisti, artigiani, poliziotti.


La nostra lista si è data delle priorità e qualunque sia l’esito del voto non rinunceremo (da dentro o da fuori del Consiglio Comunale) a batterci affinché questi obiettivi vengano raggiunti; ne cito solo alcuni per brevità ma ti consiglio di visitare il nostro sito “avantivibo.it” per leggerli tutti e 24):

Eleggere un difensore civico (come prevede l’articolo 7 del nostro statuto), che è colui a cui si rivolge il cittadino per segnalare una ingiustizia o una inefficienza da parte del Comune;

Istituire un organismo di controllo che verifichi se i tempi con cui vengono realizzati i lavori per il nuovo ospedale vengono rispettati;

pensare ad una implementazione e messa alla prova del Piano di emergenza comunale in caso di sisma (e/o altra calamità) perché sappiamo quanto la nostra terra sia fragile e vulnerabile e non vogliamo trovarci impreparati quando qualcosa di serio e devastante inevitabilmente avverrà;

offrire ai tanti turisti che, soprattutto nel periodo estivo, si riversano sulla Costa degli Dei, un servizio di trasporto che consenta loro di raggiungere il centro della nostra città che può rivivere e rivitalizzarsi soprattutto grazie ad un turismo di qualità;

realizzare una pista di atletica leggera che consenta ai tanti giovani vibonesi di non dover trascorrere oziosamente tutto il loro tempo ma li stimoli a darsi da fare cominciando dalla cultura dello sport.


Sono tanti i punti su cui siamo disposti ad impegnarci e abbiamo accolto con favore il programma della coalizione “nuove prospettive” che nel nostro piccolo abbiamo contribuito a scrivere.


Grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo.

Comunque vada, Avanti Vibo non cesserà di esistere al termine della competizione elettorale: è nostra ferma intenzione trasformarla in un laboratorio di idee e proposte per la città che -se qualcuno di noi verrà eletto consigliere- porteremo all’attenzione del nuovo sindaco, chiunque egli sia, e del nuovo consiglio comunale, comunque esso sia composto.


Con stima,


Rocco Ruffa

giovedì 23 maggio 2019

La sete di conoscenza


Perché questo sciopero della sete?

"La nostra non è una protesta; non vogliamo intidimidire nessuno o esercitare una qualsiasi forma di coercizione nei confronti di che non la pensa come noi. Quello che chiediamo a gran voce, con tutta la nostra forza (la forza della Nonviolenza) è una interlocuzione che fino ad oggi chi ci governa ci ha negato. Cerchiamo un dialogo con il Movimento 5 Stelle che finora si è dimostrato sordo alle 150, 160 mila firme di cittadini, alle richieste delle Opposizioni e della Lega Nord, al messaggio dell'Autorità di Garanzia nelle Comunicazioni (AGCom), alle decine e decine di delibere comunali ... tutto ciò per chiedere una proroga della convenzione tra il MiSE e #RadioRadicale di almeno 6 mesi (o del tempo necessario affinché si faccia una nuova gara per l'assegnazione del servizio che per oltre 40 anni ha reso questa radio agli italiani).

Non ci fermeremo (dopo i 6 giorni di sciopero della sete di Roberto Giachetti, il giorno di sciopero della sete di Emanuele Fiano, i 2 giorni (per ora) del sottoscritto -Rocco Ruffa- e dei tanti altri compagni) finché non ci sarà un chiaro segnale da parte del Movimento 5 Stelle, del Presidente della Repubblica, della Presidente del Senato e del Presidente della Camera".
#continuonslecombat

mercoledì 8 maggio 2019

Caro Zerocalcare







di Valter Vecellio





(contenuto scaricato da lavocedinewyork.com)





Caro Zerocalcare,

A te mi rivolgo, e a te penso di poter parlare – come un tempo si diceva – con il cuore in mano, e sicuro che accoglierai le mie obiezioni come un ragionar pacato e senza condizionamento di pregiudizio. E scopro subito le mie carte: parlo a uno che considero tra i migliori disegnatori di questa generazione. Non ho remora a dire che il tuo “Kobane Calling” mi ha insieme commosso e indignato: poesia e denuncia, richiamo a responsabilità che tutti abbiamo, non foss’altro per l’inerzia e l’indifferenza per l’accaduto (che ancora accade); e ammirazione per i lavori, successivi e precedenti: avidamente cercati, hanno un posto in prima fila, nello scaffale dello studio, con i libri che amo avere davanti agli occhi…

Questo per dirti della considerazione e dell’ammirazione; e per spiegare perché ti scelgo come ideale interlocutore per quello che mi accingo a dire.

Parto da un tuo post:


Ciao, in effetti ho annullato tutti i miei impegni al Salone del libro di Torino, sono pure molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere tre giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale. Non faccio jihad, non traccio linee di buoni o cattivi tra chi va e chi non va, sono questioni complesse che non si esauriscono in una scelta sotto i riflettori del salone del libro e su cui spero continueremo a misurarci perché la partita non si chiude così. Sono contento anche che altri che andranno proveranno coi mezzi loro a non normalizzare quella presenza, spero che avremo modo di parlare anche di quello.

Ciao
PS: non è che io so diventato più cacacazzi negli ultimi tempi, anzi so pure molto più rammollito, è che oggettivamente sta roba prima non sarebbe mai successa. Qua ogni settimana spostiamo un po’ l’asticella del baratro
”.

Per quel mondo che non sopporti a pochi metri da te, non ho mai avuto simpatia: né da ragazzo, quando si può essere avventati; né ora, quando l’età può giustificare una perdita di senno. Altre, semmai, le mie corbellerie.

Non è certo a te che devo ricordare quelle parole attribuite a Voltaire, e che più propriamente appartengono alla sua biografa Evelyn Hall: “Non sono d’accordo con te, ma darei la vita perché tu possa dirlo“. E’ un’aurea regola di tolleranza, che ci rende diversi e migliori da chi, incapaci di intendere ma non di volere, inneggiano al fascismo e al suo “inventore”, Mussolini.

Concedo senz’altro che sia sgradevole la presenza, al salone del Libro di Torino, di una casa editrice vicino al movimento di estrema destra Casa Pound, il cui direttore non ha remora a definirsi fascista. Una casa editrice che finora era sconosciuta ai più, e che grazie anche a queste polemiche ha ora acquistato una certa notorietà. Una casa editrice nel cui catalogo compare un libro-intervista al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Chi si assomiglia si piglia, dice un proverbio. Questo loro pigliarsi è certo un problema; e che riscuota tanto, diffuso consenso, è a dir poco inquietante.

Ma per tornare al Salone del Libro torinese: il consulente editoriale Christian Raimo, si dimette per quella non gradita presenza; e un nutrito gruppo di stimati autori, e tu tra questi, annunciano che diserteranno l’evento.

Rispetto i tuoi/vostri sentimenti, guai a non averne, a non provare gioie, dolori, emozioni. Ma ti confesso che mi convince assai più la scrittrice Michela Murgia: che va al Salone proprio per meglio marcare un preciso impegno antifascista e antirazzista; perché se ci sono i fascisti è bene non lasciar loro campo libero. Gli Aventini, da sempre, pur se nobili, non hanno mai portato troppa fortuna.

Raimo, aggiungo, è anche autore di un post (poi rimosso), con un elenco di giornalisti e scrittori, tra gli altri Alessandro Giuli, Francesco Borgonovo,Pietrangelo Buttafuoco, accusati di alimentare idee tra il neo-fascismo e il sovranismo; che appartengano a quell’area di pensiero, non c’è dubbio. Che li si debba mettere in una “lista”, mi convince assai meno. Anzi: non mi convince affatto. In passato abbiamo già visto liste di persone che per i loro credo, i loro pensieri, il solo fatto di essere quello che erano, sono state discriminate, perseguitate. No: chiunque la faccia, una “lista”, non mi troverà mai d’accordo; come sarò sempre dalla parte del libro, quale esso sia, e contro chi lo vuole bruciare, quale che possa essere la nobilissima ragione che c’è dietro a quel falò.

Torno a Voltaire; lui, chissà, forse avrebbe raccomandato silenzio; la polemica è l’anima della pubblicità. Forse ci avrebbe ricordato che la cosa più stupida è la censura, quale che sia.

Io mi limito a osservare che sono fenomeni che registro con una certa inquietudine. Non mi piace per nulla che a Parigi il collettivo di lotta di Sciences Po abbia impedito una conferenza del filosofo Alain Finkielkraut, definendolo “un reazionario” dalle posizioni “razziste, sessiste, intollerabili e pericolose”.

Non mi piace per nulla che in alcuni stati dell’Unione si metta al bando “Huckleberry Finn” del padre della letteratura americana, Mark Twain. La dico tutta: non mi piace neppure per nulla la vicenda relativa a Woody Allen; può essere che nel letto di casa sua si comporti in modo discutibile; che abbia pensieri, e compia anche gesti, che non vanno d’accordo con l’idea di morale che abbiamo. Nulla da dire sul fatto che qualcuno, se lo incontra per strada, cambi marciapiede. Ma – sempre che sia vero, e non mi pare ci siano sentenze di tribunale che lo abbiano condannato, né mi pare si siano mosse prove circostanziate e decisive circa sue colpe – sono allora da boicottare anche i suoi film, e non si deve pubblicare quello che scrive? Raccomando cautela; perché allora si dovrebbe essere coerenti: la lista degli inguardabili e degli illeggibili non si ferma certo alla “A” di Allen.

Con immutata stima e ammirazione.

lunedì 6 maggio 2019

Lettera aperta al "direttore"

Gentile direttore,

Fra qualche giorno - con i tagli all’editoria e alla convenzione per la trasmissione delle sedute parlamentari - Radio Radicale rischia seriamente di chiudere.
Dopo la morte del suo ex direttore e voce storica, Massimo Bordin e dopo la morte, tre anni fa, del suo fondatore ed editore di fatto, Marco Pannella, adesso rischia di morire anche quella radio che, per anni, ha garantito al sottoscritto e a milioni di italiani il diritto di conoscere cosa dicono e cosa fanno i nostri eletti per poi consentirci di "deliberare" al momento del voto. Un diritto semplice ma sacrosanto.

Le scriviamo affinché - anche dalle colonne del giornale da Lei diretto - si possa levare il nostro appello al Governo e - in particolare - al ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio.

Siamo a meno di 20 giorni dal termine della convenzione per questo servizio che, ininterrottamente, Radio Radicale esercita dalla gara vinta dal 1994 e prima ancora dal 1976.

Voglio ricordare a Lei, gentile direttore, e per il tramite del suo giornale, al ministro Di Maio che - dal 1994 - la gara per l’affidamento del servizio di trasmissione delle dirette parlamentari non è più stata rifatta. E questo non per colpa della Radio che, invece, l’ha sempre richiesta ma per colpa dei diversi governi succedutesi negli anni che hanno optato per la proroga della convenzione stessa.

Radio Radicale rappresenta un servizio pubblico di vero interesse generale che non può e non deve morire. Un servizio pubblico che - da anni - consente ai cittadini, tramite quelle dirette, di conoscere ciò che avviene in Parlamento, nel Palazzo, con le dirette d'Aula ma anche al di "fuori dal Palazzo", attraverso le dirette dei congressi e dei dibattiti dei Partiti, di tutti i Partiti. E che al sottoscritto ha trasmesso la passione per la politica e il rispetto delle istituzioni. Una radio per i cittadini che - senza filtri né veline - trasmette ciò che viene detto dentro e fuori dai palazzi della politica.

Radio Radicale è la voce delle istituzioni e il suo direttore, i suoi ascoltatori tutti, sono fiduciosi che le istituzioni di questo Paese vogliano dare una risposta per la proroga del servizio.

L’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - organo della Repubblica italiana istituito con la Legge 31 luglio 1997, n. 249 che "opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione") la scorsa settimana ha fatto una segnalazione urgente al Governo in cui, appunto, si parla di quello espletato dalla Radio Radicale come di un “servizio di interesse generale” che, anche se va messo a gara, in attesa dell’espletamento della stessa - ha scritto l’Autorità Garante - “non può essere interrotto”.

Affinché questo servizio non cessi, e affinché si possa continuare a garantire ai cittadini tutti il diritto di conoscere per deliberare, Maurizio Bolognetti componente delle Presidenza del Partito Radicale Nonviolento di Marco Pannella, sta dando corpo a questa battaglia con uno sciopero della fame che dura da oltre due mesi. A lui si sono uniti altri membri della presidenza del partito come Rita Bernardini. e tanti militanti tra cui chi vi scrive. Da buoni discepoli, come ci ha insegnato a fare Pannella - non molliamo la lotta nonviolenta.

Molti sono gli appelli affinché Radio Radicale non chiuda venuti da personaggi politici di tutti gli schieramenti, e persino dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, oltreché del modo della cultura e del volontariato. Pure il Consiglio della Regione Calabria ha approvato una mozione che impegna il Presidente della Regione Mario Oliverio ad adoperarsi nei confronti del Governo affinché sia concessa la proroga della convenzione finché non sarà pronta la nuova gara per l'affidamento di questo importante servizio.

Anche noi che Le scriviamo, gentile direttore, sosterremo questa lotta per la vita del diritto e per il diritto umano alla conoscenza con 48 di sciopero della fame.

A chi dice che Radio Radicale è una radio della “casta”, alla stregua dei giornali di partito, rispondo dicendo che Radio Radicale è l’esatto contrario della autocelebrazione della "casta”: rappresenta le Istituzioni che arrivano nella casa di tutti i cittadini e non è certo un bene chiudere questo servizio. Soprattutto se si è fatti della trasparenza delle istituzioni un cavallo di battaglia politica.

L’augurio, la speranza che nutriamo in migliaia di semplici cittadini, è che il Governo voglia prendere in considerazione la segnalazione dell’AGCOM che arriva assieme ai numerosi appelli e richieste in tal senso. A sostegno della proroga della convenzione, infatti, c’è quasi la totalità dei gruppi parlamentari di opposizione e ci sono pure 6 senatori del Movimento 5 Stelle che hanno sottoscritto la mozione di Loredana De Petris, e altri 24 deputati della Lega che hanno sottoscritto la mozione di Giuseppe Bisani, che è - appunto - un deputato leghista.

Luigi Di Maio ha rassicurato dicendo che per Radio Radicale "verrà trovata una soluzione” e qualche segnale positivo è arrivato anche dal ministro degli interni Matteo Salvini.

Come cittadini però, potremmo dirci soddisfatti solo quando il ministro dello Sviluppo Economico - al netto delle campagne elettorali in corso d'opera - la soluzione per scongiurare la chiusura del diritto a conoscere per deliberare l’avrà davvero trovata.

Con preghiera di pubblicazione.
Prof. Giuseppe Candido
Ing. Rocco Ruffa
rispettivamente Segretario e Tesoriere dell'Associazione Radicale Nonviolenta
Abolire la miseria-19 maggio

www.almcalabria.org
www.abolirelamiseria.it

giovedì 2 maggio 2019

comunicato ALC sulla legalizzazione dell'eutanasia

Comunicato dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica


Grazie al nostro appello, parzialmente riviste le posizioni del presidente FNOMCeO
(pubblicato il 02 05 2019 da Ass. Luca Coscioni)


Dopo quasi 3 settimane dal lancio dell’appello del dott. Mario Riccio al Presidente della Federazione dei Medici sul tema dell’eutanasia, 200 i medici firmatari e parziali indietreggiamenti sulle posizioni di chiusura da parte del Presidente.

    Ove il legislatore ritenga di modificare l’art.580 c.p. e, quindi, di non ritenere più sussistente la punibilità del medico che agevoli “in qualsiasi modo l’esecuzione” del suicidio, restano valide e applicabili le regole deontologiche attualmente previste nel Codice (deontologico, ndr).

Con questo sintetico ma chiaro monito il Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, dott. Filippo Anelli -sentito il parere della Consulta Deontologica Nazionale, un organo interno alla stessa Federazione- concludeva la lettera rivolta in pratica a tutti i medici italiani.

Va chiarito anche che la mancata applicazione del codice -a cui fa riferimento il Presidente Anelli- prevede la radiazione dall’Albo dei Medici, che si traduce nella perdita della possibilità di lavorare, datosi che l’iscrizione all’Ordine nel nostro Paese è obbligatoria per esercitare la professione in qualsiasi forma. Oltre a questo non secondario aspetto, quello che più colpisce è il messaggio insito nel monito. Al Presidente Anelli sembra impensabile che qualche medico italiano possa ritenere deontologicamente corretto compiere un atto di assistenza al suicidio. Anche qualora ce ne fosse uno, questo dovrà rispondere alla propria “corporazione” prima che ad una permissiva legge dello Stato che un incauto ed avventato legislatore ritenesse di promulgare in spregio alla millenaria tradizione ippocratica, più volte richiamata dallo stesso Anelli.

Sembra che tutto il recente dibattito attorno al fine vita non sia stato sufficiente neanche a far sorgere il minimo dubbio alla Federazione Nazionale dei Medici che alcuni paradigmi etico deontologici stiano mutando. Neanche la prima composta ed autorevole riflessione della Corte Costituzionale ha smosso qualche dubbio sulla necessità di porsi con un atteggiamento diverso verso questi temi.

E’ per queste ragioni che abbiamo pensato, assieme agli amici dell’Associazione Luca Coscioni, di lanciare l’appello “Non in mio nome” rivolto a tutti i medici italiani che non si sentono rappresentati dalle parole del Presidente Anelli. Vorrei ringraziare tutti i circa 200 colleghi che finora hanno già  aderito all’iniziativa. Hanno aderito colleghi di tutte le specialità e impegnati sia nella sanità pubblica che privata. Segno che la riflessione etico deontologica non è riservata solo ad alcune aree della nostra professione direttamente impegnate con il tema del fine vita. Se anche alcuni odontoiatri hanno sottoscritto l’appello, vuol dire che il confronto su questi temi non è una sola esigenza pratica, ma un reale sentire del nuovo ruolo del medico di fronte alle richieste del paziente.

Duecento firme potrebbero sembrare poche, ma siamo convinti che abbiano influito nella decisione del nostro Presidente di rivedere –se pur parzialmente– le sue posizioni, come sembrerebbe leggendo alcune sue successive interviste. E’ necessario ancora mantenere alta l’attenzione affinché chi rappresenta i medici italiani abbandoni un atteggiamento di chiusura autoreferenziale.

Dott. Mario Riccio, anestesista-rianimatore e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni

SE SEI MEDICO E VUOI UNIRTI AI FIRMATARI DELL’APPELLO, PUOI FARLO CLICCANDO QUI!

L’Associazione Luca Coscioni, della quale mi onoro di far parte, è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.