Da anni i radicali - a partire da una indomita
Rita Bernardini - si battono perché nelle carceri italiane valga il dettato costituzionale.
Rita Bernardini è in sciopero della fame da 17 giorni e a lei si sono uniti (oltre a molti altri militanti radicali e esponenti politici di rilievo nazionale) almeno
7.000 detenuti con uno o più giorni di sciopero della fame.
Questa battaglia si prefigge il miglioramento delle condizioni di detenzione nelle carceri italiane dove spesso, salute, istruzione, formazione, rispetto della dignità (in una parola "rieducazione") sono una chimera.
Nessuna pena comminata da un giudice, infatti, può
violare i diritti della persona sia essa innocente, e quindi in custodia cautelare, sia essa colpevole.
Per i colpevoli valgono gli stessi principi: non importa quanto odiosa, aberrante, violenta, sia stata la condotta del reo; resta pur sempre una persona e in quanto persona gode di quei diritti che chiamiamo inalienabili.
La nostra costituzione parla chiaro a riguardo: la pena deve rieducare il condannato, figuriamoci quelli che fino a prova contraria sono innocenti!
È giusto, in proposito, ribadire che nelle carceri italiane, a causa di una macchina della Giustizia farraginosa, inefficiente e per questo molte volte ingiusta, la percentuale di persone rinchiuse in attesa di giudizio è altissima (in Calabria oltre la metà).
Il nostro ordinamento penitenziario (che regola come debba svolgersi la detenzione) ha più di 40 anni e a causa della sua inadeguatezza ha comportato per l'Italia e quindi per tutti noi italiani, il disdicevole primato di paese che più di qualsiasi altra democrazia liberale viola i diritti umani.
Parliamo essenzialmente di forme di detenzione che per essere "
inumane e degradanti" sono equivalenti alla tortura; parliamo di procedimenti penali e civili la cui durata è tale da violare il diritto umano ad una giustizia rapida.
Sono milioni i procedimenti giudiziari (civili e penali) che interessano direttamente o indirettamente decine di milioni di italiani. Procedimenti, spesso ultra-decennali che provocano danni enormi alle persone coinvolte e alle loro famiglie.
Non si contano gli studi che dimostrano come questa lentezza comporti un danno per la Repubblica italiana di almeno un punto di prodotto interno lordo: persone costrette a perdere il lavoro, imprese costrette a chiudere perché incapaci di rientrare di un loro credito, famiglie distrutte, ...
Spesso questo malessere assale i detenuti in forme tragiche provocandone la morte se è vero, come è vero, che ben 52 persone si sono tolte la vita lo scorso anno. Spesso si tratta di giovani, con un futuro d'avanti che scelgono di togliersi la vita piuttosto che sopportare oltre la sofferenza che gli viene inflitta arbitrariamente in spregio all'
articolo 27 della Costituzione.
Decine di migliaia di persone ("
detenuti e detenenti", come amava specificare
Marco Pannella) attendono che la riforma dell'ordinamento penitenziario diventi effettiva; dopo che il Parlamento italiano (alla Camera come al Senato) ha legiferato in materia lo scorso anno, infatti la palla è passata al Governo che deve approvare quei decreti attuativi della cui redazione ha ricevuto delega dal Parlamento.
Mentre scriviamo (oggi 9 febbraio 2018) è riunito quello che probabilmente è l'ultimo
Consiglio dei Ministri di questa legislatura: mancano poche settimane alle elezioni e attendere la prossima compagine governativa vorrebbe dire rimandare alle calende greche oggi possibilità di mettere la -seppur parziale- parola fine alla riforma.
Per questa ragione - in qualità di tesoriere dell'associazione radicale nonviolenta "
Abolire la miseria - 19 maggio" e di membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani - ho aderito al
Satyagraha promosso dal
Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito e da
Rita Bernardini in prima linea con
tre giorni di sciopero della fame a settimana da tre settimane a questa parte.
Una forma di dialogo nonviolento con le istituzioni repubblicane -a partire dal Governo- e con tutte le forze politiche di questo nostro paese affinché contribuiscano all'emanazione dei decreti delegati.
Questi tre giorni di sciopero, inoltre, hanno un secondo, non meno nobile obiettivo: la nomina del
Garante regionale delle persone private della libertà in Calabria; nomina che spetta al
Consiglio regionale della Calabria che non più tardi di due mesi fa ha approvato all'unanimità la legge istitutiva di questa importante figura di garanzia.
La nomina, arrivati a questo punto, è questione di poco: non mancano le figure competenti e preparate a ricoprire questo incarico e la spartizione delle poltrone alla quale la politica ci ha abituato non può essere un buon pretesto per attendere oltre.
Garante dei detenuti e
Riforma dell'Ordinamento penitenziario, sono due temi centrali nella mia personale campagna elettorale che mi vede candidato nelle file della lista "
+ Europa con Emma Bonino" per il
collegio plurinominale Calabria 02 alla
Camera dei deputati.
Assieme a
Giuseppe Candido, abbiamo redatto un libro -
Carcere Calabria (
Non mollare edizioni, 2017) che racconta il sistema penitenziario calabrese dove le ombre superano le luci.
Per queste ragioni
non molliamo la battaglia per una
Giustizia Giusta e preannunciamo sin da ora che vorremo verificare lo stato delle nostre carceri nel prossimo futuro (da eletto qualora la sorte ci riservasse questa sorpresa) o da modesto militante del
PRNTT (qualora il DAP accogliesse le nostre richieste di visite ispettive).
Rocco Ruffa