LE STORIE. SOMALIA, LA CARESTIA PROCLAMATA NEL NOME DI ALLAH
Valter Vecellio
Nairobi, 29 luglio 2017. Non bastavano i divieti di vario genere, che estremisti come quelli di Al Shabaab impongono sui territori che controllano: ora il gruppo terroristico somalo ha deciso di impedire alla popolazione – già vittima di un periodo di siccità senza precedenti - di accedere all'assistenza umanitaria, aggravando in modo ancor più drammatico la situazione per decine di migliaia di persone. La scelta a cui vengono posti davanti i somali è semplice: morire di fame, di stenti e malattie, oppure morire giustiziati, o al limite come scudi umani durante i bombardamenti americani. Secondo le testimonianze sul posto, centinaia di bambini e di anziani stanno già morendo in massa. Gli uomini di Al Shabaab hanno fatto sapere alla popolazione che chiunque abbia contatti con le agenzie umanitarie – percepite come avamposti del nemico - verrà considerato una spia e giustiziato come tale. Attualmente - sostengono le agenzie stesse, che negli ultimi tempi hanno dovuto diminuire di molto l'assistenza - in Somalia sono almeno 6.7 milioni le persone che avrebbero bisogno di supporto umanitario, la metà delle quali rischia di morire di fame. C'è chi ricorda come andò nel 2011, quando al Shabaab impose un blocco all'assistenza umanitaria, provocando la morte di circa 250.000 persone.
Strano dirlo nelle attuali, drammatiche condizioni, ma stavolta il gruppo terroristico sembrava aver adottato un approccio più "moderato" rispetto a sei anni fa, permettendo ad alcune Ong di operare sotto strettissimi criteri di accettazione. Da giugno, tuttavia, l'ostilità dei terroristi sembra essere aumentata. La gente di Tiyeglow sta soffrendo la fame. Al Shabaab ha improvvisamente vietato alle agenzie di raggiungere le persone che in città si trovavano in pericolo di vita. Molta gente è così partita per cercare cibo", spiega Ibrahim Abdirahman Mohammed al Guardian. "I bambini sotto ai cinque anni sono in una particolare condizione di rischio, perché il tasso di malnutrizione cresce, e se il blocco di Al Shabaab continua vedremo morire molti più bambini", avverte. Il mese scorso Save the Children ha pubblicato un report in cui si mostra come i casi di forte malnutrizione siano aumentati in quattro distretti su nove (controllati da Al Shabaab) nelle aree centrali e meridionali della Somalia. Nel distretto di Mataban, il 9.5% dei bambini sotto i cinque anni è fortemente denutrito. Più di due milioni di persone - un quinto della popolazione somala - vivono in aree controllate dall'organizzazione terroristica, che ha ripetutamente attaccato operatori umanitari e su base quotidiana attacca agenzie governative.
Più di 700.000 persone hanno già lasciato le proprie case, di cui 200.000 solo negli ultimi due mesi. Quasi tutti sono partiti per cercare cibo, come nelle peggiori carestie.
"Quando è iniziata la siccità, al Shabaab all'inizio ci ha detto che avremmo potuto accettare cibo solo da organizzazioni islamiche, ma poi alla fine hanno detto di no. Chiunque fosse trovato a portare cibo o aiuti sarebbe stato ucciso, perché sospettato di collaborare col governo somalo", spiega Abdiya Barrow, una madre di sette bambini a Tiyeglow, che ha raccontato di aver camminato circa sette giorni per raggiungere Baidoa, dove i suoi tre bambini più piccoli hanno ricevuto le prime cure per far fronte alla diarrea e alla malnutrizione. "La vita è tremenda. Non c'è cibo, non c'è acqua. La gente muore ogni giorno". Peggio è andata a chi vive in alcuni villaggi dove il controllo di Al Shabaab è talmente capillare che alle persone viene impedito di lasciare il territorio di origine. "Al Shabaab ci ha detto di non lasciare la città, perché non vogliono che la città diventi vuota. Ma non c'è nulla da mangiare. Un kilo di riso costa quasi 4 dollari. Chi può permetterselo? Le donne e i bambini stanno morendo", avverte Mohammad Osman, che vive a Baule. Secondo le autorità somale, Al Shabaab impedisce alla popolazione di scappare perché sa che se la città si svuotasse, il governo e gli Stati Uniti intensificherebbero i bombardamenti aerei. Un recente rapporto delle Nazioni Unite sostiene che la Somalia continua a vivere un "elevato rischio di carestia", acuita dal fatto che le piogge quest'anno sono state scarse.
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